Cercare di governare i processi industriali solo con i rapporti di forza, che spesso con le multinazionali sono inesistenti, è illogico, antistorico e controproducente. Qualche mese fa il ministro Urso e il governatore Bardi sono venuti in Basilicata a parlare della prospettiva dell’insediamento di un secondo produttore di auto in risposta alla crisi dello Stabilimento Stellantis legata per gran parte alla trasformazione epocale della transizione all’elettrico. Ad oggi, mentre continua la triste catena di chiusure dell’indotto e riduzione dei lavoratori della casa madre, in campo ci sono al più gli ammortizzatori sociali che sono una risposta necessaria ma minima, perché non danno dignità ai lavoratori di oggi, non danno prospettive ai lucani di domani e condannano una terra a morire di inedia.
Nelle continue sfilate del governo a cui assistiamo in questi giorni in Basilicata chiediamo al governo tre risposte: se ha un’idea di cosa e quanto avremo del polo auto di Melfi tra cinque anni, con quali attività saranno sostituiti i posti di lavoro che verranno meno e quale è il piano per favorirne la nascita. Il resto sono parole e con le parole non si pagano spesa, bollette e affitti.